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Come risparmiare il 20% sulla TARI

Come avere lo sconto del 20% sulla TARI dal Comune acquistando un tritarifiuti da lavello.

Si avvicina la data ultima per pagare la TARI (18 dicembre ad essere precisi).
Non è terrorismo psicologico, ma dover pagare la Tassa sui rifiuti soprattutto in Comuni come il nostro, in cui la raccolta non avviene sempre nel migliore dei modi, pesa anche psicologicamente e non solo economicamente.

Il calcolo degli importi si basa ancora su un dato che davvero poco ha a che fare con la produzione dei rifiuti.
La base di calcolo dell’aliquota, infatti, è la superficie calpestabile dell’immobile sul quale grava la tassa, per cui è evidente che non importa la quantità di rifiuti effettivamente prodotta.
A questo punto si può essere superecologisti in una casa grandissima ma pagare molto o iperinquinanti in un monolocale e invece pagare poco.
Ma tant’è.
In pratica, la questione dei rifiuti non viene quasi mai affrontata con l’obiettivo di creare nei cittadini una coscienza ecologica, ma cercando solo delle soluzioni per eliminare il problema finale. Tutto si traduce quindi con: dove metto la spazzatura?
Nessun reale incentivo a produrre meno rifiuti e quindi a condurre degli stili di vita meno inquinanti.

A questo proposito, in alcuni Comuni è stata prevista una interessante detrazione fiscale sull’importo della TARI, per chi acquista e installa un “tritarifiuti da lavello”.

Cosa accade quindi se installo un tritarifiuti da lavello?

Quando si acquista un tritarifiuti da lavello, il Comune di Caserta prevede che si abbia diritto ad una detrazione del 20% sulla Tassa sui rifiuti.

Come si fa ad ottenere lo sconto?

Per usufruire della detrazione, basta acquistare un tritarifiuti richiedendo la fattura con codice fiscale e intestarla al titolare della cartella della TARI. Dopo l’installazione occorre presentare la fattura e l’autocertificazione dell’installazione presso l’Ufficio Igiene ed Ambiente del Comune di Caserta.
Successivamente l’ente incaricato della riscossione del tributo (Publiservizi attualmente a Caserta) invierà degli ispettori per verificare che il sistema sia idoneo o meno e quindi se si ha diritto alla detrazione o no.

Ancora poco tempo per approfittarne

Attenzione: se si vuole usufruire dello sconto del 20% nel 2018 l’acquisto, il montaggio e la domanda vanno effettuati entro il 31 dicembre, altrimenti se ne riparlerà nel 2019.

Se è tutto chiaro fino a qui, cerchiamo di capire bene di cosa stiamo parlando

Bella opportunità risparmiare il 20% sulla tassa sui rifiuti, ma sappiamo cosa sia un tritarifiuti?

Tritarifiuti da lavello: cosa è?

Il tritarifiuti, anche conosciuto con la sigla DRA, è un elettrodomestico di forma cilindrica che va istallato sotto un comune lavello e collegato allo scarico. Entra in funzione premendo un pulsante di accensione e, facendo scorrere dell’acqua fredda nel lavello, trasforma in particelle finissime i rifiuti alimentari che finiscono così negli scarichi fognari.
Il sistema di triturazione è completamente interno, inaccessibile e privo di lame, quindi non pericoloso.

Quanto costa e quanto consuma?

Il costo dei tritarifiuti parte dai 150,00€ per arrivare ai 600,00€ di quelli più grandi e più potenti.

Si tratta di un elettrodomestico il cui consumo di energia elettrica varia a seconda della potenza  e va dai 300 ai 750 Watt.

Quali sono i vantaggi per chi lo installa?

  • La detrazione del 20% sulla TARI
  • Maggiore pulizia in cucina, riducendo cattivi odori e la possibilità dell’arrivo di insetti
Non è tutto oro quello che luccica

Sebbene la soluzione del tritarifiuti sia ampiamente utilizzata in altri Stati (in America è praticamente in tutte le case), da punto di vista dell’ecologia e dell’ambiente, non rappresenta la scelta ottimale.
Se è vero che i rifiuti alimentari se non differenziati e gettati in discarica producono (in modo del tutto naturale oltretutto) gas che causano l’effetto serra, è anche vero che i tritarifiuti fanno sì che i rifiuti siano sversati nelle fogne. Senza un sistema di depurazione moderno ed efficiente a valle, infatti, tutti questi scarti (seppur organici) finiscono in mare. La soluzione migliore, dal punto di vista dell’ambiente, resta il compostaggio.

Per concludere ecco il numero a cui abbiamo chiamato per avere informazioni circa questa possibilità di sconto: Publiservizi 0823319319 (orario 9 – 13, 14 – 18)

Se avete trovato utili queste informazioni, condividete l’articolo!

La cedolare secca è stata una rivoluzione per gli affitti.

Ha letteralmente rappresentato un punto di svolta:
– aliquote sugli affitti più basse di quelle previste in precedenza;
– eliminazione della imposta di registro e di bollo;
– semplificazione delle procedure di registrazione dei contratti.

In pratica si paga di meno e in modo più semplice.
Il 21% per i contratti a canone libero ad esempio.

E ancora. Si paga anche meno se si sceglie di affittare a canone concordato.
Tipo, il 10% per i contratti agevolati.

Ma fino a quando si può “approfittare” di queste aliquote ultra scontate?

La nostra risposta ci porta diritti al 31 dicembre 2017*.

A meno che…
Facciamo un passo indietro. Se la cedolare secca sugli affitti è diventata una forma di tassazione stabilmente prevista dal nostro ordinamento, lo stesso non si può dire delle sue aliquote.
Basti pensare che quella per i canoni concordati era prima al 19%, poi scesa al 15% e poi ancora al 10%.

A meno che…
Questi sono i giorni di approvazione della Legge di stabilità per il 2018 e fonti autorevoli (lo stesso Ministro per le Infrastrutture e trasporti Graziano Delrio), parlano di una conferma per il prossimo anno dell’aliquota super agevolata per la cedolare secca.

Del resto, è una misura che fin da subito è piaciuta ai contribuenti, tanto che si chiede da più parti la possibilità di estenderla anche alle locazioni commerciali.
Se ci fosse la proroga al 2018, secondo noi, ci sarebbero serie possibilità di trasformare questo provvedimento fiscale in una misura strutturale.

Anche se, dopo sette anni dalla sua introduzione, in molti ancora non hanno ben compreso il suo funzionamento, la cedolare secca è uno strumento fiscale importantissimo per i proprietari di immobili in affitto.

Aspettiamo il testo definitivo della Legge di stabilità, e incrociamo le dita!
Noi, come sempre, vi terremo aggiornati, ma nel frattempo, se ancora non conoscete la applicabilità della cedolare secca ai vostri contratti, mandateci una mail all’indirizzo: info@homingimmobiliare.it

* Il Senato, in data 23 Dicembre 2017, ha ha approvato il Disegno di legge n. 2960 – B trasformandolo nella Legge di Bilancio  2018 (L. n. 205 del 27 Dicembre 2017) in cui è stata prorogata l’aliquota agevolata del 10% per la cedolare secca applicata ai contratti a canone concordato, per il biennio 2018 – 2019.

A chi spettano la manutenzione ordinaria e quella straordinaria

Una delle domande più frequenti riguarda la manutenzione degli appartamenti.
“Si è rotta la maniglia,  a chi tocca ripararla?”
“E i rubinetti?”
“La casa si è allagata perché c’è una perdita, chi paga l’idraulico?”

Sono domande comuni, perché c’è molta confusione su cosa spetti al proprietario e cosa spetti all’inquilino.
L’inquilino pensa generalmente che il proprietario debba provvedere a far funzionare sempre tutto ciò che è presente nell’appartamento, nuovo o vecchio che sia, anche se il guasto è dipeso materialmente da lui.
Il proprietario pensa che una volta affittato l’immobile tutto quello che accade nella casa sia un problema dell’inquilino.

Cerchiamo di capire bene quando un inquilino deve provvedere da solo a riparare un danno e quando invece il proprietario deve intervenire a sue spese.

In linea generale la manutenzione ordinaria spetta all’inquilino, mentre quella straordinaria spetta al proprietario, così come riportato dal Codice Civile all’art. 1576 e dalla Legge 392/1978.

Ma nella pratica, cosa rientra nella manutenzione ordinaria e cosa in quella straordinaria?

Ecco qualche esempio di manutenzione ordinaria e lavori di piccola manutenzione:

  • manutenzione della rubinetteria dovuta ad usura,
  • pulizia annuale di impianti e filtri (caldaia, aeratori),
  • sostituzione di prese di corrente, interruttori, lampadari, appliques,
  • manutenzione di pavimenti e parquet,
  • tinteggiatura di pareti e installazione di carta da parati,
  • riparazione di porte e finestre, sostituzione di maniglie e serrature,
  • sostituzione delle lampadine,
  • spese di spurgo,
  • la pulizia finale dell’immobile.

L’elenco non può essere esaustivo, perché nel vivere una casa, possono verificarsi tante piccole situazioni che necessitano di lavori. Sicuramente però può rendere l’idea.

A questo punto passiamo alle opere di manutenzione straordinaria.
Innanzitutto si può dire che si tratta di quelle opere che consentono di preservare il bene a lungo termine e che quindi possono essere sia pianificate nel tempo, ma anche durare poi nel tempo.
Va anche detto quindi che riguardano situazioni strutturali della casa, come ad esempio rifacimento di pavimenti o degli impianti.

Facciamo qualche esempio:

  • la installazione e la sostituzione degli impianti idrici o sanitari o di riscaldamento,
  • la sostituzione della rubinetteria,
  • installazione dell’impianto elettrico, di citofono o videocitofono, dell’allarme,
  • rifacimento dei pavimenti,
  • sostituzione delle porte e degli infissi,
  • opere di adeguamento dell’immobile e i suoi impianti alle normative vigenti.
È chiaro che esistono delle situazioni che potremmo definire borderline.

A volte un danno può essere causato dall’utilizzo prolungato della cosa da parte del conduttore o semplicemente si verifica perché l’immobile stesso è vecchio e obsoleto.
In questi casi, se non si riesce a comprendere la causa della spesa, ci si deve rifare agli usi locali, in mancanza di questi, la spesa spetta al conduttore.

Quello delle spese per la manutenzione è un argomento delicato e la nostra esperienza ci dice che in genere, soprattutto nella fase finale di un contratto, portano ad aumentare il livello di conflittualità. Consigliamo, quindi, di gestire tutte le situazioni con buon senso, pensando sempre all’obiettivo finale che per il conduttore è vivere in una casa che sia funzionale e funzionante; per il locatore, invece, è preservare il suo bene e la sua fonte di reddito.

Condividi questo articolo con qualcuno che è alle prese con opere di manutenzione ordinaria o straordinaria!

 

Cosa accade quando il prezzo di vendita non segue il mercato

Quando mettete in vendita un oggetto, il primo passo che compiete è quello di fissare un prezzo.

Difficilmente lo fate seguendo dei criteri economici, spesso, invece, seguite ogni altro criterio immaginabile.

  • Non voglio rimetterci“.
  • “Voglio guadagnarci”.
  • “La mia casa è di livello superiore”.
  • “Non accetto meno di X perché mi servono per affrontare la spesa Y”.
  • “Se non ci guadagno quello che voglio, tanto vale non vendere affatto”.

Il prezzo di un immobile sia in vendita che in affitto, non lo fa il desiderio del venditore di ottenere di più. Sono tanti i fattori che influiscono sul prezzo giusto, ma in questo momento ci vogliamo focalizzare su altro.
Sulle domande che vi dovete porre se anche voi, in qualità  di venditori, avete pensato quelle frasi.

Se vi siete detti:

  1.  “Non voglio rimetterci” e “Voglio guadagnarci”, sappiate che i prezzi delle case in vendita in tutta Italia, sono in discesa e il trend continua ad essere quello.
    Dall’inizio della “crisi” (2008), il prezzo degli immobili è sceso circa del 40%. E le prospettive che il trend si inverta non si vedono all’orizzonte. Se avete le motivazioni giuste e volete vendere adesso, anche se avete comprato a 100, dovete accontentarvi di rivendere a 60.
    Non c’è altra soluzione. Prima lo capite e meglio è. Anzi, vendete adesso e non aspettate, perché potrebbe andare peggio.
    Per l’affitto il discorso è leggermente diverso. I prezzi si sono sì abbassati, ma dopo si sono molto stabilizzati. In ogni caso, quando da un immobile fermo ( e perciò fonte di spese) si riceve qualcosa, anche se è meno di quello che si percepiva prima, è intellettualmente disonesto dire che non ci si stia guadagnando.
  2.  “La mia casa è di livello superiore”, sappiate che ne siamo fortemente convinti.
    Sappiate anche che, se questo è vero, la vostra casa costerà più di una casa di livello inferiore, ma sempre nel range di quelli che sono i prezzi che il mercato riconosce.
  3. “Non accetto meno di X perché mi servono per affrontare la spesa Y” sappiate che questa può anche essere una legittima aspirazione. Ma ancora una volta occorre fare i conti con quanto dice il mercato. E ridurre le aspettative sia su quello che si deve vendere che su quello che si deve comprare.
    Anche perché, se l’immobile resta fermo e non si vende affatto, la spesa Y resta una chimera.
  4. “Se non ci guadagno quello che voglio, tanto vale non vendere affatto” sappiate che questa frase è un coacervo di emotività  e irrazionalità.
    Abbiamo già  detto che un immobile fermo sul mercato è fonte di costi. Come può una persona ragionevole preferire rimetterci, pagando tutti i costi aggiuntivi di un immobile, invece di assecondare quello che è il mercato?
    Non ci sono spiegazioni.
    L’unica spiegazione è che queste persone non sono convinte del passo che vogliono compiere e che, forse possono anche permettersi questa indecisione.
    Questo ragionamento è identico anche per l’affitto. C’è chi ha talmente a cuore l’arredamento della casa da affittare, che preferirebbe venderla invece che vederlo utilizzato da altri. Ancora non riusciamo a capire il procedimento mentale: ci tengo talmente tanto ad una cosa che preferisco privarmene?

Tutti questi sono esempi, ma tratti da momenti di vita vissuta.
Quando, dopo aver illustrato i motivi di una nostra valutazione palesemente inferiore alle aspettative del proprietario, iniziano queste affermazioni, capiamo che il problema non è il prezzo.
Il legame con l’immobile, le false rappresentazioni della realtà che ognuno di noi si costruisce, sono degli ostacoli al raggiungimento dell’obiettivo. Sempre che l’obiettivo sia vendere o affittare.

Perché a volte non sono quelle le reali intenzioni del cliente che ci è di fronte.

Dobbiamo cercare di capire cosa c’è oltre le frasi fatte e le realtà  parallele.

Quello che è certo, è che noi non assecondiamo le illusioni.

Vi è capitato di fare i ragionamenti che abbiamo descritto? Se sì, allora, non raccontatevi altre favole, scriveteci a info@homingimmobiliare.it e saprete qual è il prezzo giusto del vostro immobile.